Terlizzi, nel parcheggio del mercato giace un menhir: è il "Guerriero" scomparso 13 anni fa
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giovedì 23 luglio 2020
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di Daniela Calfapietro
Ma andiamo con ordine. Sui menhir della terra di Bari abbiamo scritto anni fa un articolo in cui illustravamo il generale stato di abbandono di queste pietre risalenti al Neolitico. Nel capoluogo pugliese ad esempio è presente un monolite in Via Fanelli, nella zona delle Casermette: spezzato e dimenticato si trova sul ciglio della strada nascosto dalle sterpaglie.
Quello di Terlizzi un tempo era ubicato in strada vicinale Cappella del Vico, in contrada Borgo Ginestra, non lontano da altri tre macigni che caratterizzano le campagne del paese a ovest di Bari.
Era stato denominato il “terzo Menhir di Sovereto” o anche “Il guerriero”. La sua altezza raggiungeva i 2 metri e 10 centimetri (considerando solo la parte che fuoriusciva dal terreno) e aveva una particolarità: presentava un azimut di 0 gradi, ovvero il suo lato principale era posto precisamente in direzione Nord (con il lato opposto esattamente a Sud).
Nel giugno 2006 fu però danneggiato e gettato per terra da ignoti. E il mese dopo qualcuno cercò con un camion di portarselo via: un furto che fu sventato dai carabinieri di Trani. Questo fino al suo definitivo trafugamento, avvenuto nel 2007.
Del menhir si persero così le tracce, sino al 14 giugno dello scorso anno, quando il giornale online “Terlizziviva” pubblicò la denuncia di una signora che si era trovata davanti un grosso blocco di pietra nel parcheggio del Mercato dei fiori di Terlizzi, in via Mariotto.
Il masso era posto accanto a un’aiuola, poggiato orizzontalmente su un marciapiede. Il quotidiano, data prontamente la notizia, non riusciva a chiarire da dove fosse sbucato quell’antico monolite, chiedendosi appunto «in chissà quale luogo magico fosse collocato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una domanda a cui possiamo rispondere noi oggi: quella roccia si trovava in Contrada Borgo Ginestra. Perché si tratta proprio del “guerriero”, il menhir scomparso, che non si sa come e perché è stato trasportato sino al Mercato dei fiori per poi essere lasciato lì.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla sua identità non ci possono essere dubbi. Le misure infatti sono le stesse di quelle indicate da vecchi studi fatti sulle “pietre lunghe”, tra i quali “I menhir di Terra di Bari” scritto nel 1989 da Aldo Tavolaro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo studioso aveva riportato per il “terzo menhir di Sovereto” una lunghezza della base pari a 68 centrimetri e uno spessore di 35 centrimetri: le stesse dimensioni del blocco ritrovato al Mercato. Del resto anche il solco lasciato per terra dopo l’estirpamento della pietra riporta la medesima misura. Solo l’altezza differisce: è 2.18 metri, 8 centrimetri in più di ciò che è scritto nel testo. Si tratta probabilmente di un pezzo di roccia un tempo conficcato nel terreno e quindi al momento del rilevamento non visibile.
Anche le particolarità del colore (grigio livido) e della forma sono le stesse, con una sommità sagomata quasi fosse una “s” e un profilo che presenta un taglio all’altezza dei 30 centimetri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma da quanto tempo si trova in quel punto il masso? Sembra da ben 13 anni. Nel 2007 infatti un utente del gruppo Fb “Bitonto da riscoprire” avvisò della presenza di un monolite nel Mercato dei fiori. Una segnalazione a cui fu dato seguito: fu l’amministratore del gruppo, il carabiniere Pasquale Fallacara, a informare la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bari. L’ente riconobbe nel macigno proprio il “guerriero” e riferì a Fallacara, attraverso una telefonata, che la cosa sarebbe stata subito presa in esame.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Inutile dire che sono passati anni ma il menhir si trova ancora riverso su quel triste marciapiede.
Ma qualcosa va fatta. Prima di pubblicare questo articolo ci siamo messi in contatto con il sindaco di Terlizzi, Ninni Gemmato, che si è detto disponibile a farlo reintegrare al suo posto, seguendo le direttive della Soprintendenza. Vedremo ciò che avverrà.
Perchè che siano rudimentali osservatori astronomici per misurare tempi, movimenti e fasi astrali o simboli per segnare i confini dei territori, per i menhir c’è solo un aspetto importante: la loro posizione. Spostati dal luogo dove sono stati posti millenni fa, non hanno più ragione d’esistere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Daniela Calfapietro
Daniela Calfapietro
I commenti
- Francesco Quarto - ho dedicato un breve contributo al menhir di via fanelli a bari nella mia rubrica settimanale "bari ignota", e vedo con piacere che voi di "bari inedita" ne avevate fatto cenno già nel 2017. lavoriamo per gli stessi scopi e continiuamo a battere sulle conoscenze (o sulle "dimenticanze") della nostra città e della sua storia. intendo per nostra città un ambito territoriale ben più ampio di quello intra moenia. per quanto riguarda terlizzi esplorai, sulla scorta di alcune pubblicazioni specialistiche, la zona di sovereto a lungo tanti anni fa, ma senza esito, e sono contento di sapere che, comunque, il manufatto esiste ancora. dovete sapere che la stessa sorte è capitata anche a un altro menhir, che è stato (malamente) collocato nell'androne di un antico palazzo di una cittadina ... giuro che in questo momento mi sfugge il nome del luogo. non lo dico per fare dispetto alla "concorrenza", ma per inevitabili effetti dell'invecchiamento neurale ... vi do comunque una traccia: Sammichele (dove vi è in effetti un menhir appena fuori dall'abitato, forse addirittura un paio in una sorta di allineamento alla maniera francese) e/o cellammare ... cercate voi e fatelo conoscere (anche a me ... graze!) saluti Francesco Quarto